martedì 15 maggio 2012

Stringere la mano al proprio scrittore preferito al Salone del libro!


Potrei parlarvi per ore del Salone del Libro, paradiso terrestre di ogni Lettore, ma penso che molti altri blogger l’abbiano già fatto a meraviglia. Del resto, il Salone del Libro è uno di quei magici luoghi di perdizione in cui devi mettere piede, per sentirti elettrizzato, per dimenticare che a casa hai già vagonate di libri non letti che ti aspettano e che il tuo portafoglio grida vendetta.
Io ho scelto la giornata di domenica per un solo, evidente, motivo. Lui, Alessanbro Baricco.
Vi avevo già parlato QUA della mia insana passione per lo scrittore torinese. Potevo farmi scappare l'opportunità di assistere ad una sua conferenza dal vivo? Ovviamente no!



L’impressione che sia una persona assolutamente piacevole, oltre che di grande intelligenza e senso dell’umorismo, resta confermata. Il fatto che sia un po’ narciso, lo conferma lui stesso. Del resto, gli scrittori si nutrono degli elogi dei loro lettori, questo è un dato di fatto. E Baricco, di lettori, ne ha davvero parecchi: la platea dell’Auditorium era gremita! (io ero a tre file dal palco, che fortuna!)


L'argomento trattato è stato di grande interesse: il modo in cui, negli ultimi venticinque anni, sia cambiato (per una volta in meglio) il modo di scrivere e, di conseguenza, il modo di leggere. Non siamo diventati, come si temeva anni fa, una società dell'immagine, ma siamo anzi un popolo di grandi scrittori! Tra sms, mail, blog e facebook scriviamo molto più di quanto scrivessero i nostri nonni, anche se il più delle volte, tra abbreviazioni e sviste grammaticali facciamo scempio della lingua italiana...bè, ma almeno l'importante è provarci!
Baricco ha tenuto banco per un'ora senza mai annoiare, senza cali di tono, suscitando anzi svariate risate tra il pubblico. Per concludere ha letto alcune pagine tratte da un racconto di Fenoglio, perchè potessimo assaporare fino in fondo il potere della lingua italiana. Una tendenza dei giorni nostri, infatti, è leggere quasi esclusivamente libri stranieri, tradotti in italiano. Ma l'italiano, scritto dagli italiani, è tutta un'altra cosa, ha un'altra musicalità. Qualunque scrittore in erba dovrebbe tenerne conto.
La sorpresa, comunque, è stata la sua incredibile disponibilità: a fine conferenza ha firmato l’autografo a tutti quelli che gli hanno messo un pezzo di carta sotto al naso: libri, agendine, foglietti volanti e persino mappe del Salone! E vi assicuro che eravamo davvero in tanti. Ha risposto alle più svariate domande e sorriso ai commenti. Una persona davvero deliziosa^^


Per quanto mi riguarda, ero talmente impacciata quando sono arrivata davanti a lui che non oso immaginare cosa possa aver pensato! Abbiamo scambiato due parole, mi ha sorriso e stretto la mano...stringere la mano la proprio scrittore preferito non ha prezzo, e chissà mai che un po' del suo sapere possa essere trasmigrato da lui a me in quella stretta!
Ora, la mia copia di Mr. Gwyn è 'intoccabile'. Se la casa dovesse andare a fuoco, mi preoccuperei di certo di salvare prima quella...sarò normale?!

domenica 25 marzo 2012

Meme libresco


I libri sono la mia ossessione e leggerli è la mia passione.
Potevo non trovare interessante il bellissimo MEME proposto dalla cara Strawberry sul suo blog Una fragola al giorno ?
No, non potevo!
Eccovi dunque le mie risposte alle trenta domande a tema libresco...buona lettura!

1) Il tuo libro preferito.

Jane Eyre.



2) La tua citazione preferita.

'Chi può capire qualcosa della dolcezza se non ha mai chinato la propria vita, tutta quanta, sulla prima riga della prima pagina di un libro ? No, quella è la sola e più dolce custodia di ogni paura, un libro che inizia.'
(Castelli di rabbia, Alessandro Baricco)



3) Il tuo personaggio preferito di un libro che hai letto.

Edmond Dantes! Nessuno, come il Conte di Montecristo, è stato in grado di farmi innamorare ad ogni pagina del suo carattere fragile e vendicativo.

4) Il libro più brutto che tu abbia mai letto.

Mah…in genere tendo a scordarli, i libri brutti! Il peggiore letto di recente, comunque, resta ‘La ragazza del ritratto’ di Paul Torday. In una parola? Inutile. Non mi ha detto nulla, non mi ha lasciato nulla, se non la fastidiosa sensazione di volerlo finire il prima possibile per lanciarlo fuori dalla finestra.



5) Il libro più lungo che tu abbia mai letto.

Credo sia ‘It’, di Stephen King, ma non saprei dirlo con esattezza. Anche ‘Il signore degli anelli’ si è rivelato bello ingombrante in quanto a mole!

6) il libro più corto che tu abbia mai letto.

Se sbricio la libreria il più sottile che mi salta agli occhi è ‘Allegro ma non troppo’ di Carlo Cipolla, che ricordo di aver letto tutto in Feltrinelli, prima di comprarlo! Si tratta di una eccentrica e comica parodia della storia economica e sociale del Medioevo, più un breve saggio sulla stupidità umana!

7) Il libro che ti descrive.

'Il Gattopardo': l’Ottocento italiano e l’elegante decadenza di un passato che non può più tornare. Gli abiti di mussola e le crinoline. I baciamano e le carrozze che avanzano sobbalzando tra la polvere di una Sicilia rovente. E quel senso di malinconica nostalgia che aleggia, pigro e indolente, nei pomeriggi assolati e silenziosi…



8) Un libro che consiglieresti.

‘Quel che resta del giorno’, di Kazuo Ishiguro: intenso, toccante, poetico, meraviglioso. Uno dei libri più belli mai letti.

9) Un libro che ti ha fatto crescere.

'It', di Stephen King. La mia prima lettura da adulta: avevo dodici anni e mi sono rintanata nel sottotetto per un’intera settimana, durante le vacanze estive, andando avanti per ore e ore a pagine sfogliate con ansia febbrile e caraffe di tè freddo. Dopo aver chiuso quel libro è iniziata la mia vera ‘carriera’ di lettrice.




10) Un libro del tuo autore preferito.

'Oceano Mare', di Alessandro Baricco. Perdersi tra le sue pagine è come ritrovare ogni volta la strada di casa.



11) Un libro che prima amavi e che ora odi.

In molti inorridiranno: ‘Orgoglio e Pregiudizio’. Non che lo odi, anzi, razionalmente continuo a ritenerlo un gran bel libro. Ma ultimamente è stato talmente sovraesposto, talmente acclamato, rivisitato, analizzato e riscritto praticamente da chiunque che…appena ne sento parlare mi ritrovo a storcere il naso. Si dice che il troppo stroppia e, aimè, è proprio così.



12) Un libro che non ti stancherai mai di rileggere.

'Oceano Mare'. Sembra banale, ma a volte ho come l’impressione che questo libro sia davvero come il mare, e cambi ogni volta a seconda della marea. Probabilmente sono io a cambiare, da lettura a lettura, ma continuo a ritenerlo meraviglioso. E magico.

13) Il libro che in questo momento hai sulla scrivania. (Sempre se ne hai uno :3)

Non ho una scrivania! In compenso, però, ho molti libri sparsi ovunque, ammonticchiati in pile tremolanti. Ne prendo uno a caso tra quelli che devo ancora leggere: 'Drood', di Dan Simmons. E’ un bel mattone di ottocento pagine ed ha una copertina davvero intrigante…



14) Il libro che stai leggendo in questo periodo.

'Nord e Sud', di Elizabeth Gaskell. E devo dire che, nonostante i pregiudizi su questa autrice causati dalla deludente lettura di 'Ruth' (che non sono nemmeno riuscita a finire tanta era la noia), mi sta prendendo abbastanza, anche se sospetto che il merito sia quasi interamente del meraviglioso Mr. Thornton , piuttosto che della vicenda in sé.

15) Apri il primo libro che ti capita tra le mani ad una pagina a caso e inserisci la foto e la prima frase che ti salta agli occhi

'Se quella mattina Thornton era stato un idiota, come aveva assicurato a se stesso almeno una ventina di volte, non diventò molto più saggio nel pomeriggio. Tutto quello che ottenne in cambio di sei penny per l'omnibus, fu una convinzione ancora più vivida che non c'era, non ci sarebbe mai stata, un'altra come Margaret. Che lei non lo amava e non lo avrebbe mai amato; ma che né lei né altri gli avrebbero impedito di amarla.'
(Nord e Sud, Elizabeth Gaskell)



16) La tua copertina preferita.

Ultimamente ho un debole per le copertine dei classici editi dalla Giunti. Tra le più belle c’è sicuramente quella de ‘Le affinità elettive’: davvero stupenda.



17) Il personaggio con cui ti vorresti scambiare di posto per un giorno.

Sharlock Holmes! Per un giorno non mi dispiacerebbe essere un folle investigatore sulle tracce di qualche criminale per le fumose vie della Londra ottocentesca!



18) Il primo libro che hai letto.

‘I pattini d’argento’. Avevo una bellissima edizione illustrata, regalo del mio papà…

19) Un libro il cui film ti ha deluso.

Direi l'ultima versione di 'Jane Eyre': l'ho trovato tanto esteticamente raffinato quanto povero di emozioni. Per il mio, modesto, parere, non è affatto riuscito a rendere la pienezza del romanzo...

20) Un libro dove hai ritrovato un personaggio che ti rappresentasse.

In me c’è l'insofferenza e l’insoddisfazione di Emma Bovay. Quella che fa ingozzare di libri per dimenticare una vita che non è sempre quella desiderata…



21) Un libro che ti ha consigliato una persona importante per te.

‘Le relazioni pericolose’, regalo di compleanno di una carissima amica: l’ho adorato.



22) Un libro che hai letto da piccola.

‘Il mastino dei Baskerville’, di Conan Doyle. Avevo otto anni e la cosa che più mi premeva conoscere era la vicenda del mastino, appunto, perché avevo la fissa dei cani! Ma fu una mezza delusione…Dovrei riprovarci adesso che sono più disincantata!

23) Un libro che credevi fosse come la gente ne parlava e invece sei rimasta o delusa o colpita.

‘L'amante di lady Chatterley': per qualche strano motivo ho sempre guardato a questo libro con occhio sospettoso, convinta si trattasse di qualcosa di piuttosto noioso…errore! L’ho amato sin dalle prime battute e si è rivelato completamente diverso da ciò che credevo…



24) Il libro che ti fa fuggire dal mondo.

In genere i romanzi, ma ancor più genericamente tutto ciò che scelgo di leggere volontariamente. Quando sono ‘costretta’ a leggere per dovere nulla diventa più noioso di un libro.



25) Un libro che hai scoperto da poco.

‘Drood’, già sopracitato. E’ venuto a casa dalla biblioteca con me proprio ieri, ma sono già ansiosa di immergermi nelle sue pagine e nelle mirabolanti avventure di Charles Dickens e Wilkie Collins!

26) Un libro che conosci da sempre.

‘I tre moschettieri’. Da piccola, guardando l’anime, mia mamma non mancava di farmi notare che ‘nella realtà’, ovvero nel libro, Aramis non era affatto una donna come i giapponesi volevano farci credere!

27) Un libro che vorresti aver scritto.

‘Il petalo cremisi e il bianco’. Pagherei per avere lo stile di Michel Faber.



28) Un libro che farai leggere ai tuoi figli.

‘Lo schiaccianoci’ e ‘Il mago di Oz’, due capisaldi della mia infanzia. I bambini devono poter sognare…



29) Un libro che devi ancora leggere.

Uno? Saranno almeno mille! Tra quelli che, da anni, giacciono nella mia libreria in attesa del cosiddetto ‘momento buono’ vi è senza dubbio ‘Il nome della rosa’.

30) Un libro che ti ha commosso.

'Mucchio d’ossa’, di Stephen King. Chi non conosce la scrittura di King, spesso, lo associa ad un autore commerciale e prettamente horror. Non è così: King è uno che sa fare dannatamente bene il suo lavoro, spaziando tra vari generi e, talvolta, i suoi libri sono veri gioielli di introspezione psicologica.



Spero che abbiate trovato interessante questo breve viaggio tra le mie letture^^
Il MEME è naturalmente aperto a chiunque abbia voglia di partecipare!
Buone letture^^

lunedì 19 marzo 2012

Il Cyrano di Alessandro Preziosi


Ieri pomeriggio, al Teatro Nuovo di Milano, ho avuto il piacere di assistere all’esordio nella regia teatrale di Alessandro Preziosi, con una versione del celebre Cyrano de Bergerac di Edmond Rostand, ispirata alla figura storica di Savinien Cyrano de Bergerac, poeta-spadaccino vissuto alla fine del Seicento.
Cyrano, da sempre, è uno dei personaggi letterari che ho nel cuore: arrogante, presuntuoso, orgoglioso, incapace di accettare compromessi, Cyrano è un’abile spadaccino e un ancor più capace compositore di versi, reso paranoico dal proprio smisurato naso e pertanto costretto a tacere la bruciante passione per la cugina Rossana, che lo divora senza dargli modo di esprimersi per timore di un rifiuto.


Cyrano, a tal punto tormentato da questo sentimento che non gli concede tregua, approfitta così dell’infatuazione del bellissimo Cristiano per Rossana per mettergli in bocca i suoi versi e tutto il suo amore per l’amata cugina, restando nascosto nell’ombra.
A cogliere l’amore di Rossana sarà pertanto Cristiano, ma solo in apparenza: la donna, fine intellettuale niente affatto semplice da conquistare, è infatti follemente innamorata delle parole di Cyrano, senza sapere che dietro versi tanto struggenti si cela il cugino e l’amico di sempre.
Quando arriverà a confessare a Cristiano che lei lo amerebbe anche senza la sua bellezza, ma solo per il suo animo appassionato, Cristiano chiede a Cyrano di affrontare la cugina svelandole la verità: solo così lei potrà scegliere liberamente tra di loro e porre fine all’inganno. Ma il momento della verità è ancora lontano: Cristiano morirà in guerra e Cyrano, afflitto dai sensi di colpa tacerà la verità alla cugina. Rossana, folle di dolore, sceglierà di rinchiudersi in un convento a rimpiangere il perduto amore.
Per quattordici lunghi anni, il suo tramite con il mondo esterno sarà unicamente il fedele Cyrano, che non la dimenticherà mai e solo in punto di morte riuscirà a confessarle di essere lui l’autore dei versi che la fecero tanto innamorare.


Una storia d’amore, dunque, fatta di incapacità di accettarsi e di rimpianti. Ma il Cyrano de Bergerac non è solo questo: è anche commedia pura, dove si ride fino alle lacrime. Intensa poesia, dove non si può fare a meno di sentirsi pizzicare gli angoli degli occhi. E geniale follia: quella di uomo tanto temerario da battersi solo contro cento, di un uomo che riesce a farsi nemici ovunque vada perché ‘ama essere odiato’, di un uomo che sogna la luna e non può accettare compromessi di nessuna sorta perché non vuole piegarsi alla mediocrità. Un grande, romantico idealista.
Ma anche un’anima fragile, terrorizzata dal proprio aspetto fisico al punto da preferire essere un’ombra e soffiare il proprio amore per la donna diletta sulle labbra di un altro, facendo da suggeritore, circondandosi di solitudine.
Un uomo che fu tutto e, in fondo, non fu niente.


Alessandro Preziosi, che conoscevo solo come attore televisivo, sorprende e incanta in questa rappresentazione che ci restituisce il Cyrano più autentico. Del suo adattamento dice:
"Dal connubio di orgoglio e incapacità di amare ho cercato di prendere le mosse credendo che il Cyrano sia una commedia sull’inadeguatezza e sull’epicità sentimentale delle grandi personalità rispetto al comune sentire dell’amore, dell’amicizia e rispetto alla coerenza con la quale compiere, in un labirinto di scelte, quella più giusta per sé e i per i propri valori."
Per quasi tre ore Preziosi si muove sul palco dando vita e respiro a questo personaggio tanto amato, donando momenti di pura comicità (memorabile il siparietto in cui interpreta ‘l’uomo caduto dalla luna’!) ma anche attimi di intensa drammaticità, come il finale, toccante e struggente al punto che sembra di sentirlo strisciare sulla pelle.
Bello e anche bravo? Pare proprio di sì!
A fine spettacolo sono uscita dal teatro con l’impressione di aver appena assistito a qualcosa di bello. Di bello davvero.
E le cose belle non si dimenticano.

Eccezionale l'interpretazione di Preziosi del famoso monologo 'no grazie', la parte che prediligo dell'intera commedia:

LE BRET: Se tu provassi a mettere un po’ da parte questo tuo animo da moschettiere, Cirano, il successo e gli onori ti…

CIRANO: E che dovrei fare? Cercarmi un protettore? Trovarmi un padrone? Arrampicarmi oscuramente, con astuzia, come l’edera che lecca la scorza del tronco cui s’avvinghia invece di salire con la forza?
No, grazie.
Dedicare versi ai ricchi come qualsiasi opportunista? Fare il buffone nella speranza vile di vedere spuntare sulle labbra di un ministro un sorriso che non sia minaccioso?
No, grazie.
Mandar giù rospi tutti i giorni?Logorarmi lo stomaco? Sbucciarmi le ginocchia per il troppo genuflettermi? Specializzarmi nel piegare la schiena?
No, grazie.
Accarezzare la capra con una mano e innaffiare il cavolo con l’altra? Avere sempre a portata di mano il turibolo dell’incenso in attesa di potenti da compiacere?
No, grazie.
Progredire di girone in girone, diventare un piccolo grande uomo da salotto, navigare avendo per remi madrigali e per vele sospiri di vecchie signore?
No, grazie.
Farmi pubblicare dei versi a pagamento dall’editore Sercy?
No, grazie.
Farmi eleggere papa da un concilio di dementi in una bettola?
No, grazie.
Affaticarmi a farmi un nome con un sonetto invece di scriverne degli altri?
No, grazie.
Trovare intelligente un imbecille? Essere angosciato dai giornali e vivere nella speranza di vedere il mio nome apparire sulle riviste letterarie?
No, grazie.
Vivere di calcolo, ansia, paura? Anteporre i doveri mondani alla poesia, scrivere suppliche, farmi presentare?
No, grazie. Grazie, grazie, grazie, no!
Ma invece…cantare, ridere, sognare, essere indipendente, libero, guardare in faccia la gente e parlare come mi pare, mettermi – se ne ho voglia – il cappello di traverso, battermi per un si per un no o fare un verso!
Lavorare senza curarsi della gloria e della fortuna alla cronaca di un viaggio cui si pensa da tempo, magari nella luna!
Non scrivere mai nulla che non sia nato davvero dentro di te!
Appagarsi soltanto dei frutti, dei fiori e delle foglie che si sono colte nel proprio giardino con le proprie stesse mani!
Poi, se per caso ti arriva anche il successo, non dovere nulla a Cesare, prendere tutto il merito per te solo e, disprezzando l’edera, salire – anche senz’essere né una quercia né un tiglio- salire, magari poco, ma salire da solo!

venerdì 9 marzo 2012

Les adieux à la Reine: un nuovo film su Maria Antonietta


Il film di Benoit Jacquot, che vede Diane Kruger vestire i panni della Regina di Francia Maria Antonietta, ha aperto la 62esima edizione del Festival di Berlino, senza tuttavia riscuotere un grande successo di critica.
La pellicola, basata sull’omonimo romanzo di Chantal Thomas (Addio, mia Regina), inizia il giorno della presa della Bastiglia, 14 luglio 1789, e ripercorre i terribili giorni che vedono la caduta della monarchia, rappresentata dalla capitolazione dei sovrani francesi, Luigi XVI e Maria Antonietta.
La vera protagonista del film è Sidonie Laborde, lettrice ufficiale della Regina, dunque un punto di vista innovativo rispetto ai precedenti film sulla famosa sovrana, ovvero quello della servitù che si aggira silenziosa ed impaurita dietro gli specchi dorati di Versailles, all’alba dell’avvenimento che rivoluzionerà per sempre i costumi sociali dell’epoca.


Il film proporrà una versione piuttosto atipica di Maria Antonietta, calata per l’occasione in un triangolo amoroso lesbico che la vede, allo stesso tempo, oggetto del desiderio di Sidonie (Léa Seydoux) e vittima delle attenzioni da parte della Duchessa di Polignac (Virginie Ledoyen).



Diane Kruger, intervistata riguardo al personaggio di Maria Antonietta, ha affermato: «Mi sono identificata con Maria Antonietta soprattutto alla fine. Come nelle biografie che le sono dedicate, quella di Stefan Zweig e il romanzo di Chantal Thomas, da cui è tratto il film, è una donna superficiale e frivola, vanesia, che, quando comprende che in qualche modo sta per giungere a un tragico epilogo, recupera dignità, si prende le sue Responsabilità, e allora, sì, si trasforma in una Regina».


Il film dovrebbe uscire nelle sale italiane dopo l'estate. Che ve ne pare?
Io sono piuttosto curiosa e, nel frattempo, penso che leggerò il romanzo della Thomas!
Trailer (in francese)

giovedì 16 febbraio 2012

Romancing Miss Brontë


Titolo Romancing Miss Brontë
Autore Gael Juliet
Dati 2012, 425 p., brossura
Editore TEA (collana Narrativa Tea)

Non sono mai stata una amante delle biografie romanzate, così come raramente riesco ad apprezzare rielaborazioni e trasposizioni di grandi classici. Perciò sono rimasta piacevolmente sorpresa da questo libro sulle sorelle Brontë (Charlotte ed Emily sono tra le mie autrici preferite) che, nonostante i pregiudizi con cui mi sono accostata alla lettura, mi ha catturato e, alla fine, commosso profondamente.
Piuttosto impreparata sulla vita di queste straordinarie scrittrici ho svolto una piccola ricerca storica in parallelo, mentre procedevo con la lettura, e devo ammettere che Juliet Gael non mi ha deluso: la sua è effettivamente una ricostruzione molto ben fatta del percorso artistico ed umano delle sorelle Brontë. La piccola contea di Hawtorn, immersa nella brughiera, l’ambiente famigliare, le relazioni sociali, tutto viene descritto con dovizia di particolari al punto di riuscire a sentire il vento soffiare nelle lande cosparse d’erica e nelle cappe dei camini e i pettegolezzi dei paesani sulla bizzarra famiglia Brontë, composta di individui tanto schivi quanto eccentrici: l’orgoglioso curato Patrick Brontë, padre inflessibile e prevaricatore, Branwell, il fratello tanto geniale quanto inetto, destinato ad affogare nell’alcol i propri talenti e a deludere ogni aspettativa paterna, ed infine loro, le tre sorelle nubili (zitelle), timide come topolini ed estremamente riservate; indivisibili, ma ben distinte da personalità differenti. L’insicura Charlotte, la selvatica Emily e la mite Anne si rivelano, tra queste pagine, come donne reali, vive, animate da passioni e speranze, spesso disilluse.


Confinate nella canonica del villaggio, non possono (e non vogliono) arrendersi ad un’esistenza che si prospetta grigia e dura quanto il brullo terreno della steppa che le circonda. Queste donne eccezionali (per i tempi che corrono), dopo aver tentato e fallito la carriera di istitutrici, decidono di mettere a frutto l’unico vero talento che possiedano, quello della scrittura, unito ad un’immaginazione ed una potenza visionaria decisamente fuori dal comune. I loro primi manoscritti (Jane Eyre, Cime tempestose, Agnes Grey) sono ad oggi capolavori indiscussi della letteratura, ma il percorso che portò alla loro realizzazione e, con ancora maggiori difficoltà, alla loro pubblicazione fu lungo e pieno di ostacoli. Non posso negare che più di una volta, leggendo, mi sono ritrovata a ringraziare silenziosamente queste tenaci signorine vittoriane che, a prezzo di molti sacrifici, ci hanno regalato alcuni tra i più bei personaggi letterari di sempre.
La scrittura di Juliet Gael, oltre ad essere estremamente scorrevole, si rivela piacevole ed elegante, perfettamente adatta al periodo storico narrato e i personaggi usciti dalla sua penna, sebbene fedelmente ricalcati su persone realmente esistite, vivono di vita propria. Personalmente, benché il libro sia fondamentalmente incentrato sulla figura di Charlotte (che oltre a sopravvivere ad entrambe le sorelle, fu quella ad avere maggior fortuna critica in vita) ho apprezzato particolarmente il ritratto psicologico che l'autrice dà di Emily, una donna dalla personalità molto difficile da cogliere: scostante, solitaria, quasi selvatica, ma capace di immenso amore verso i propri familiari, sebbene restia ad esternarlo. Mi ha ricordato in maniera commovente il suo protagonista, Heatcliff, un uomo difficile ma indimenticabile.
Un altro personaggio che ha catturato in maniera molto positiva la mia attenzione è il reverendo Arthur Bell Nicholls, di cui, prima di leggere questo libro, quasi ignoravo l’esistenza. Mr. Nicholls fu infatti, per un breve periodo della sua vita, il marito di Charlotte (che si spense, incinta di sei mesi, a soli otto mesi dalle proprie nozze) ma la amò di un amore folle e profondo da subito e, in seguito, non la scordò mai. Il suo è l’aspetto di un uomo austero e rigido, un curato dalle idee ben radicate, molto restio a lasciarsi andare. Ma nel profondo, Arthur Nicholls, ha un cuore grande e tenero ed è capace di un amore in grado sopportare le peggiori brutture e di resistere a qualunque avversità, con fedeltà e costanza. Per anni vive accanto a questa donna minuta e miope, insicura, suscettibile e malinconica, celando i propri sentimenti, aspettando un gesto, una parola che lo possa incoraggiare a chiedere la sua mano; e ne segue con ammirazione il crescente successo, perfettamente consapevole che lui, un uomo tanto semplice, non potrà mai essere il ‘suo Rochester’.


Invece il loro matrimonio, seppur breve, rappresenterà uno dei periodi di più completa felicità per Charlotte, da anni perseguitata da lutti e perdite, e tormentata da un amore non corrisposto e infelice.
In conclusione, un libro che merita di essere riposto tra le mie copie di Jane Eyre, Cime tempestose e Agnes Grey, perché(nonostante, aimè, gli svariati refusi dell'edizione) rende pienamente giustizia alle discrete e timide donne che si celavano dietro gli pseudonimi di Currer (Charlotte), Ellis (Emily) e Acton (Anne) Bell, dei veri e propri giganti della letteratura.
Assolutamente consigliato a chi ama le sorelle Brontë e la forza evocativa delle loro opere. Ma anche a chiunque fosse interessato ad approfondire il periodo vittoriano, questo libro offre uno spaccato realistico e intenso della società inglese di metà Ottocento, soffermandosi in modo particolare sulla condizione femminile.

«Oh, vi assicuro che se dicessi tutto quello che penso sulla questione delle donne e di come sono viste attraverso questo vetro deformante, sarei lapidata, anche dagli uomini più intelligenti e ingegnosi quali voi siete.»
«Andiamo, Miss Brontë, non posso credere che vogliate disseminare la nostra letteratura di eroine volgari e dozzinali!»
«Ecco il punto, signore, voi confondete la rozzezza con l’onestà. Perché io, fin dall’infanzia, non ho mai creduto che le vostre eroine fossero naturali o vere. La vostra brava donna è un eccentrico incrocio tra una bambola dipinta e un angelo, e quella cattiva è sempre una tentatrice. Se fossi obbligata a copiare questi personaggi, mi rifiuterei semplicemente di scrivere.» Charlotte si strinse nelle spalle e aggiunse: «Dipingo le donne così come le vedo, e sono oneste e reali. Se il pubblico rifiuta di accettare questa realtà, posso tranquillamente deporre la penna e smettere di disturbarlo. Vengo dall’oscurità, e nell’oscurità posso tornare.»

venerdì 10 febbraio 2012

French&Bon Ton: in arrivo un nuovo blog!


Miei cari lettori, sebbene sia un secolo che non aggiorno il blog (e in effetti iniziano a vedersi i primi fili di ragnatela, qua dentro...) non potevo non parlarvi di questa nuova iniziativa, che mi sta davvero entusiasmando!
Lunedì 13 febbraio, nascerà infatti il French&Bon Ton Blog, e siete tutti invitati ad accomodarvi in questo nuovo salotto!


Che cos'è? French & Bon Ton nasce come primo social blog che riunisce bloggers appassionate di stile francese, shabby-chic, vintage, bon-ton e storia. Si allarga volentieri alla storia e allo stile inglese e del Nord Europa in generale, alle vicende dei Reali nel mondo, al food ricercato, al giardinaggio, ai viaggi culturali ed enogastronomici.


Ma French & Bon Ton non è solo un social blog: siamo donne vere con in comune la passione per uno stile che va oltre la moda delle passerelle, per le buone maniere che tra le giovani non sono ancora morte, per le ricette tramandate e le pasticcerie francesi, per le nuove principesse che ci fanno sognare, per i giardini segreti e le piante rare, per le grandi donne della storia e per i viaggi che arricchiscono il cervello e appassionano il cuore.


Le French & BonTon bloggers si incontrano per un tè con macarons alla vaniglia, partono alla ricerca di tesori nei mercatini vintage, leggono e scrivono libri, creano piccoli e grandi pezzi unici, cucinano dolci deliziosi, organizzano eventi indimenticabili e tutte concordano sul fatto che Parigi sia la città più bella del mondo.

ARIANNA di eguardoilmondodalmioblog.blogspot.com
ALICE di laparigidimariantonietta.blogspot.com
MARTINA di cipriaretro.blogspot.com
FRANCESCA di piccolosognoantico.blogspot.com
CHIARA di ilcastellodizucchero.it
EVA di ubiquechic.blogspot.com
LAURA di ricevereconstile.it ricevereconstile.blogspot.com
ANNA di cissy83.blogspot.com
MARIKA di lamaisonbrocante.blogspot.com



Vi aspettiamo numerosi, lunedì 13 febbraio!

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