giovedì 29 dicembre 2011

Madrid e...Buon anno!


Auguro a tutte le persone che seguono questo blog, ma anche a chi si trova a passare di qua per caso, di passare uno splendido Capodanno!
Io sono in partenza per Madrid, una città in cui non sono mai stata...
Se qualcuno ha dei consigli da darmi, sarò naturalmente felicissima di ascoltarli!
Per adesso il mio itinerario comprende:

1) Palacio Real
2) Plaza Mayor
3) Museo del Prado
4) Museo Reina Sofia
5) Malasana (el barrio de las meravillas)
6)Puerta del Sol
7) Casa museo di Cervantes
8) Parque del Retiro
9) Mercato del Rastro
10) Gran via

Ma in cinque giorni spero di riuscire a vedere molto di più! Aspettatevi dei resoconti molto dettagliati^^
Tanti auguri per uno splendido 2012!! (Maya e gufate a parte, eh!)


venerdì 16 dicembre 2011

Tanti auguri a...Piccolo Sogno Antico!


Lo so, lo so...
Oggi la maggior parte dei blog a tema storico/culturale festeggiano compleanni ben più importanti: Jane Austen e Ludwig van Beethoven, per fare qualche esempio illustre.
Qua invece si festeggia il primo anno di Piccolo Sogno Antico, nato per il bisogno di condividere una passione, un'idea, un pensiero che sentiva la necessità di tradursi in lettere, che poi, sono tra le cose che più ama questo blog. Le lettere, specialmente quelle che profumano d'inchiostro. Le parole scritte, le parole che formano frasi, le frasi che ricoprono le pagine dei libri. Che creano le storie. Che creano la Storia.
Un doveroso grazie a tutte le persone che, in questo primo anno, hanno condiviso questa passione, e contribuito con i loro pensieri. Se il blog è cresciuto, seppur nel suo piccolo, il merito è anche vostro^^
E per festeggiare questo primo traguardo, quale modo migliore di un salto indietro nel tempo sulle tracce dei 7 post che, nel bene e nel male, hanno fatto la storia di Piccolo Sogno Antico?
Ringrazio Federica che mi ha passato il 'testimone' con questa simpatica catena!

Il post più popolare


Così parlò Blogspot: il mio post più cliccato è quello sui raffronti tra il bellissimo ed esteticamente raffinato film di Jane Campion, Bright Star, e le opere dei grandi maestri dell'arte a cui, suppongo, si sia ispirata la regista. Devo ammettere che mi sono molto divertita a fare ricerche per questo post, che unisce due delle mie grandi passioni: l'arte e il cinema.

Il post più controverso


Jane Eyre, sì, proprio lei, l'eroina letteraria protagonista di quello che è, in assoluto, il mio libro preferito. Motivo per cui, nonostante ne riconosca i pregi, il film di Fukunaga non ha toccato nessuna corda della mia anima. Peccato davvero, perchè avevo grandi aspettative su questo film, ma non sono riuscita ad emozionarmi per la sua insipida Jane, nemmeno per sbaglio.

Il post il cui successo mi ha stupita

Ebbene sì, ho scritto diversi post su Parigi, dopo il mio ultimo viaggio nella Ville Lùmiere, ma non mi aspettavo che ad avere più successo fosse il post sul Pére Lachaise! A giudicare dai commenti al post, non sono l'unica con la vena macabra...
E' un posto che ho amato subito, per l'atmosfera decadente e tipicamente gotica che lo caratterizzava nella fredda e solitaria mattina di gennaio in cui l'ho visitato. Per non parlare di Victor Noir, il misconosciuto giornalista francese la cui fama, postuma, va fatta risalire, in parte, proprio al suo monumento funebre!

Il post che non ha avuto il successo che meritava

Questo post, che ho scritto con grande entusiasmo, è rimasto praticamente ignorato per diversi giorni. Mi è dispiaciuto, devo ammetterlo, perchè ho trovato, e trovo tutt'ora, che questo sia il miglior film visto da molti mesi a questa parte. E' indubbiamente un post inusuale per questo blog, più orientato verso altre epoche, ma non potevo non scriverlo, This Must Be The Place mi è entrato nel cuore. Consiglio a chi non l'ha ancora visto di vedere assolutamente questo film: non lasciatevi ingannare pensando che 'non è il vostro genere'. Prima di tutto perchè non si dovrebbe ragionare 'per generi', e secondo perchè credo sia praticamente impossibile non rimanerere incantati dal protagonista...

Il post di cui vado più fiera

Sì, insomma...Ne vado fiera perchè è con questa ricetta che ho vinto il contest di Federica 'L'ora del tea' e, per me che ai fornelli ho sempre fatto peggio che pena, è stata una bellissima soddisfazione! La ricetta per fare queste madeleines, oltretutto, l'ho un po' 'inventata', e il risultato non è stato affatto male!

Il post più bello

Di tutti i miei post, questo rimane il mio preferito: adoro Ophelia, la sua fragilità, la sua follia, la sua tragica e malinconica fine...
E non sono l'unica. Ophelia è il personaggio Shakespeariano più rappresentato. Io ho voluto renderle omaggio così.

Il post più utile

A livello di utilità, credo sia questo il miglior post: un po' di storia, qualche splendida citazione e tanti meravigliosi quadri sulla bevanda più amata di questo blog!

A questo punto dovrei a mia volta passare questa catena ad altre sette persone, ma mi rendo conto che può essere impegnativo trovare il tempo di farla perciò chi passa di qua e la trova interessante si senta libero di postarla a sua volta!

martedì 13 dicembre 2011

Il giro di vite: the others


"...Naturalmente ci sono gli altri."
"Ci sono gli altri - ci sono veramente gli altri", dissi a mia volta
.
(Il giro di vite, Henry James)


Volendo citare un autore a me molto caro, nonché indubbiamente un caposaldo della letteratura dell’orrore (ma non solo), genere da me particolarmente apprezzato, potrei iniziare a parlare del Giro di vite di Henry James così:

‘I mostri sono reali e anche i fantasmi sono reali. Vivono dentro di noi e, a volte, vincono.’

La frase, per inciso, è di Stephen King. Uno che di certo sa il fatto il suo e che, probabilmente, con i suoi demoni ci ha convissuto a lungo, cercando di esorcizzarli con carta e inchiostro.
Henry James, quasi certamente, non era diverso. La dimostrazione è proprio il suo più celebre racconto di fantasmi (ne scrisse molti), The turn of the screw.
Ma se pensate che questa sia una semplice storia di fantasmi, beh… vi sbagliate. Stephen King ci aveva visto giusto, e non per niente l’ha definito uno dei più inquietanti e riusciti racconti dell’orrore. E se lo dice lui, non certo un novellino del genere, dobbiamo crederci.
Il punto di forza dell’opera di James, quello che la rende così terribilmente sinistra, risiede soprattutto nell’inspiegabile vaghezza che, pagina dopo pagina, lascia intuire i fatti al lettore, senza tuttavia dargli la minima certezza che le cose stiano andando esattamente così. A monte di questo ‘disturbo’, di questa visione falsata della realtà vi è l’io narrante, la voce della protagonista, che potrebbe dire il vero così come, al contrario, potrebbe essere vittima di un’allucinazione in grado di offuscarne la mente.
Ma veniamo al racconto.


I fatti iniziano, come ogni buona storia di fantasmi che si rispetti, davanti ad un camino nella fredda sera della vigilia di Natale, dove il ‘solito’ gruppo di amici un po’ sbronzi decide di spassarsela raccontandosi storielle da brivido. Dopo due o tre racconti piuttosto scadenti, il solito guastafeste, per nulla impressionato, decide di terrorizzare sul serio i presenti rivelando di essere a conoscenza di una storia che di certo avrebbe tolto loro il sonno per molte notti.
La storia in questione, però, non può essere raccontata nell’immediato: si tratta, infatti, di una storia scritta dalla donna che visse i fatti in prima persona una quarantina di anni prima, morta da almeno vent’anni. Nell’attesa che il plico contenente il prezioso manoscritto giunga loro, Douglas (il guastafeste) intrattiene i suoi ospiti con qualche anticipazione sulla protagonista del racconto, rivelando che si trattava dell’istitutrice di sua sorella, una donna dalla conversazione brillante e di grande acume. Questo particolare, apparentemente privo di importanza, è in realtà il perno su cui ruota l’intera vicenda: come non fidarsi di una narratrice tanto brillante?
Il giudizio che Douglas fornisce sulla protagonista (che rimarrà sempre senza nome) influenza il lettore dal principio, per minarne, in seguito, tutte le certezze.


La storia in prima persona inizia quando la donna, un’istitutrice appena ventenne, piena di sogni romantici e per nulla avvezza alla vita, accetta il posto di lavoro offertole ‘dall’affascinante gentiluomo di Harley Street’: dovrà occuparsi dell’educazione dei figli del suo defunto fratello, confinati nella sua casa di campagna, Bly, e non disturbarlo per nessun motivo. La ragazza, ammaliata da quest’uomo misterioso ed intrigante, si assume l’impegno con grande senso del dovere. L’ultima cosa che vuole è deludere le aspettative del padrone e questo inizia a procurarle un iniziale stato di ansia. Un’ansia che inizierà presto a tramutarsi in apprensione, inquietudine, timore…
Ma appena giunta alla tenuta di Bly, le sue paure vengono dissipate: la casa è immersa in un giardino fiorito e rigoglioso, il sole splende alto nel cielo, la servitù si dimostra particolarmente cordiale e la sua pupilla, Flora, è una bionda creatura celeste. La ‘più bella bambina’ che l’istitutrice abbia mai visto. Le premesse per un classico racconto gotico (nebbia, oscurità, case decadenti) svaniscono nel nulla, ma anche questo è un espediente di James. Rendere inquietante il reale, l’ordinario, persino una primaverile giornata di sole: questa è la vera sfida.
In poco tempo, infatti, la serenità della protagonista si sbriciola come un castello di sabbia: la notte non dorme, tenuta sveglia da strani rumori e ambigui pensieri: perché la governante, la signora Grose, si è dimostrata tanto felice di vederla? Ma soprattutto perché ha cercato di nasconderlo?


L’ansia ritorna, alimentata ora anche dal fatto che Miles, il fratello di Flora, è appena stato espulso dal collegio in cui studiava per un non meglio precisato ‘comportamento sconveniente’. Da questo momento lo stato mentale della protagonista subirà svariati colpi, a partire dalle misteriose visioni che inizia ad avere e che si rivelano essere gli spettri di due defunti domestici: Peter Quint e Miss Jessel. Due depravati, a quanto racconta la signora Grose, che vivevano una tresca proibita in modo piuttosto esplicito e sono morti in circostanze misteriose. Inizialmente sembrerebbe che l’istitutrice sia la sola a vederli, ma presto subentrerà l’influenza che gli spiriti paiono avere sui bambini, come se volessero corromperli, possederli. Da questo momento nulla sarà più certo.


L’istitutrice si scinde: è una donna forte che cerca di affermare il bene sul male, tentando di proteggere Miles e Flora dal male rappresentato dai due spettri, o piuttosto una persona fortemente disturbata che riversa angoscia e frustrazione sessuale sui due ignari bambini, soffocandoli con le sue ansie e le sue fobie?


La critica si è a lungo dibattuta, perché i fantasmi, nel Giro di Vite, che è la più celebre delle Ghost Story, potrebbero non esistere realmente, se non nella mente alterata della protagonista.
A voi la scelta, sembra dire James. E non si può fare a meno di chiudere il libro pervasi dall’orrore.
Il Giro di Vite è una vera storia di spettri, o solo l'ambiguo sprofondare nella follia di una donna resa paranoica dall'eccessivo carico di stress?
Da questa fortunata opera sono stati tratti svariati film, le immagini di questo post appartengono alla versione del 2003, dal titolo, appunto, ‘The turn of the screw’ del regista Tim Fywell, che stravolge la narrazione facendo parlare l’istitutrice da un ospedale psichiatrico in cui è stata rinchiusa dopo il tragico epilogo.


Una delle variazioni più riuscite del Giro di Vite è indubbiamente The Others, del 2001 del regista Alejandro Amenábar , che ribalta le parti con risultati sorprendentemente terrificanti. Da pelle d’oca.
Siete pronti a rimanere terrorizzati?



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